Sunday, February 13, 2011

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Roma e Mosca, mai così vicine

In recent years, the distance between Rome and Moscow has been shortened as a result of a series of strategic decisions by the Italian governments, especially those led by Berlusconi, a personal friend of Vladimir Putin: economy, participating in energy projects set by the Kremlin, in various geopolitical crisis, opting to support the choices Russian, in contrast with the United States. A relationship between Berlusconi and Russia, which began in 1988 when the Publitalia 80, thanks to the mediation of the leaders of the PCI became the only advertising agency for companies across Europe on Soviet television channels: a market, then, 280 million people through 100 million TV sets. Knight aside, no Italian government has never ignored yesterday the USSR, now Russia, is under the Prodi government that Eni and Gazprom have signed agreements for the construction of South Stream gas pipeline (which will be discussed more fully in the next article).
But first things first. And we start from the NATO summit in April 2008 when the Italian government deployed contro la proposta statunitense di concedere a Georgia e Ucraina, appena uscite dalle rispettive rivoluzioni colorate, la Membership Action Plan per agevolarne l’ingresso nell’Alleanza Atlantica. E arriviamo alla guerra georgiana dell’agosto 2008, quando Berlusconi si impegnò per una soluzione diplomatica del conflitto e, soprattutto, evitare al Cremlino sanzioni internazionali. L’indipendenza del Kosovo e il progetto di scudo antimissile da posizionarsi tra Varsavia e Praga sono, per il premier Berlusconi, continue provocazioni. E come se non bastasse, in qualità di presidente di turno del G8, nel 2009, il governo italiano ha rilanciato i lavori per la creazione di un comune spazio euroasiatico, sancito da un trattato sulla sicurezza paneuropea.
Intanto, in attesa dell’auspicata futura integrazione della Russia in Europa, l’Italia continua a correre da sola verso Mosca. L’interscambio commerciali supera i 25 miliardi di euro, con più di 10 miliardi di esportazioni tricolori. A legarci a doppio filo sono sicuramente le materie prime combustibile: il 70% delle importazioni dalla Russia è costituito da gas e petrolio. Ma, come già detto, ai rapporti tra Eni e Gazprom dedicheremo un capitolo a parte, la prossima settimana.
Prescindendo, quindi, per il momento, dal settore energetico, altra realtà di punta dell’imprenditoria italiana in Russia è Finmeccanica: tra gli altri, ha siglato accordi per la costruzione e la vendita di velivoli per il trasporto regionale, per l’assemblaggio di elicotteri civili, l’installazione di un sistema di controllo e sicurezza del traffico su rotaie. Anche l’Enel è fortemente radicata con interessi che spaziano dai campi di gas siberiani al settore nucleare alla distribuzione e vendita di energia elettrica. E poi automobili, elettronica, abbigliamento, calzature, mobili. Ma anche edilizia, metallurgia, ceramica, agroalimentare, banche. E nello stesso tempo aziende russe fanno affari nello Stivale, rilevando aziende siderurgiche, gestendo porti (Rimini), costruendo, acquistando e vendendo immobili. E l’elenco potrebbe continuare ancora per molto.
Insomma: nei confronti della Russia, l’Italia has definitely taken its own independent foreign policy. Just enough to annoy Washington.

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