
But first things first. And we start from the NATO summit in April 2008 when the Italian government deployed contro la proposta statunitense di concedere a Georgia e Ucraina, appena uscite dalle rispettive rivoluzioni colorate, la Membership Action Plan per agevolarne l’ingresso nell’Alleanza Atlantica. E arriviamo alla guerra georgiana dell’agosto 2008, quando Berlusconi si impegnò per una soluzione diplomatica del conflitto e, soprattutto, evitare al Cremlino sanzioni internazionali. L’indipendenza del Kosovo e il progetto di scudo antimissile da posizionarsi tra Varsavia e Praga sono, per il premier Berlusconi, continue provocazioni. E come se non bastasse, in qualità di presidente di turno del G8, nel 2009, il governo italiano ha rilanciato i lavori per la creazione di un comune spazio euroasiatico, sancito da un trattato sulla sicurezza paneuropea.
Intanto, in attesa dell’auspicata futura integrazione della Russia in Europa, l’Italia continua a correre da sola verso Mosca. L’interscambio commerciali supera i 25 miliardi di euro, con più di 10 miliardi di esportazioni tricolori. A legarci a doppio filo sono sicuramente le materie prime combustibile: il 70% delle importazioni dalla Russia è costituito da gas e petrolio. Ma, come già detto, ai rapporti tra Eni e Gazprom dedicheremo un capitolo a parte, la prossima settimana.
Prescindendo, quindi, per il momento, dal settore energetico, altra realtà di punta dell’imprenditoria italiana in Russia è Finmeccanica: tra gli altri, ha siglato accordi per la costruzione e la vendita di velivoli per il trasporto regionale, per l’assemblaggio di elicotteri civili, l’installazione di un sistema di controllo e sicurezza del traffico su rotaie. Anche l’Enel è fortemente radicata con interessi che spaziano dai campi di gas siberiani al settore nucleare alla distribuzione e vendita di energia elettrica. E poi automobili, elettronica, abbigliamento, calzature, mobili. Ma anche edilizia, metallurgia, ceramica, agroalimentare, banche. E nello stesso tempo aziende russe fanno affari nello Stivale, rilevando aziende siderurgiche, gestendo porti (Rimini), costruendo, acquistando e vendendo immobili. E l’elenco potrebbe continuare ancora per molto.
Insomma: nei confronti della Russia, l’Italia has definitely taken its own independent foreign policy. Just enough to annoy Washington.
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